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Attualità sabato 03 novembre 2018 ore 12:00

Il marchese, gli eroi e la terra natia

Lapo Niccolini di Camugliano morì guidando un assalto, i pontederesi Ferretti e Gronchi partirono volontari e Cedri omaggia la terra natia



VALDERA — La vittima più altolocata in Valdera della Grande Guerra, di cui ricorre domani il centenario della vittoria, fu probabilmente il marchese Lapo Niccolini della nobile e storica famiglia dei Niccolini di Camugliano, giù feudo poi inserito nel comune di Ponsacco. 

Classe 1890, morì il 14 maggio 1916 guidando i suoi soldati all'assalto e nel 1920, a guerra finita, gli fu conferita la medaglia d'argento perché "esempio di ardire e valore, condusse ripetutamente all'assalto il suo plotone cadendo mortalmente ferito". Lapo Niccolini avrebbe potuto ottenere un posto nelle retrovie o nelle sedi di comando ma volle essere in prima linea.

Da quasi un secolo riposa nella piccola cappella di famiglia sui colli di Camugliano mentre i morti del comune di Ponsacco elencati nelle due lapidi all'ingresso del municipio, furono ben 100 nonostante che il paese e il circondario avessero allora cinquemila abitanti soltanto. Bisogna dire la verità. Non tutti i soldati italiani della Grande Guerra furono così coraggiosi e valorosi come il marchese di Camugliano.

Da ricordare anche i pontederesi tenente Lando Ferretti (poi capo ufficio stampa del Duce e infine deputato del Msi) che fu ferito ma volle rientrare al fronte appena possibile e il futuro presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, volontario nonostante fosse orfano e nonostante il suo partito cattolico-popolare fosse contro la guerra. 

Non pochi soldati disertavano, si sparavano o si facevano sparare un colpo in una mano, un braccio o un piede, autolesionismo, rischiando la fucilazione che in molti casi avvenne, pur di lasciare la guerra. Mentre altri si finsero 'scemi di guerra' per finire nei reparti psichiatrici, dove a volte venivano smascherati. Soprattutto davanti a un evento bellico in cui si moriva così facilmente, ognuno è solo con se stesso nelle decisioni, tragiche e sofferte, da prendere.

Nel monumento ai caduti dell'ormai quasi spopolata Cedri di Peccioli c'è una delle frasi più retorico-sentimentali che ci è capitato di leggere fra le tante che abbiamo letto nei monumenti ai caduti della Grande Guerra dove i sindaci portano in questi giorni corone di alloro e fiori: 

"Alma terra natia / la vita che desti / ecco ti rendo".

E a renderla, vuol dire la frase, sono uno per per uno i 12 i soldati morti ed elencati nel monumento. Mentre chi sa chi ha concepito la frase, molto più complessa di quanto possa sembrare perché non nomina la patria ma la ingloba nel concetto di terra natia.

Mario Mannucci
© Riproduzione riservata


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