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Attualità domenica 19 aprile 2020 ore 07:00

​Sognando i fiumi, il battello e il Corso

Le giuste norme applicate per combattere il virus contrastano con la voglia di tornare sugli argini e navigare sull'Arno sull'Andrea. (Ma anche quest'anno non si potrà).



PONTEDERA — Questa volta voglio parlare in prima persona per sfogarmi e rivelare in libertà che oltre alle tragedie, danni e problemi concreti e psicologici che ci sta procurando, il maledetto coronavirus mi ha sottratto anche l' Era e l'Arno con i loro argini e golene, il battello fluviale che per dieci anni ha navigato su è giù portando quasi 40 mila persone, e la giratina-vasca sul Corso. E chi sa quando potrò camminare, correre e pedalare sui 5 chilometri d'argine divisi, ma in questo caso anche uniti, fra Pontedera e Ponsacco.

La strada arginale lungo l'Era è stupenda dalla partenza all'arrivo, e viceversa, ed ha la palma della migliore passeggiata-corsa di tutti gli altri argini, sia dell'Arno che dell'Era, pur belli anche loro. Dalla montagnola a Ponsacco, peraltro, si fanno anche incontri, ci si scambiano saluti e si fa pace, noi pontederesi, con i rubbaorsi di storica memoria.
In Era, un tempo, si poteva anche navigare con piccole barche, magari non proprio in estate quando il fiume diventa minimo (e pensare che in altre stagioni diventa spesso così pieno da aver avuto la forza di rompere l'argine e alluvionare la città) e si può anche pescare soprattutto a bocca di Cascina dove il torrente sfocia nell' Era che viaggia verso la città.

Ma quel che più mi dispiace è non poter navigare sull'Arno per il secondo anno consecutivo. L'anno scorso furono le elezioni comunali, con allungamento di ballottaggio perché i due opposti schieramenti erano stati per la prima volta vicini, a bloccare il nostro 'Andrea da Pontedera' (che peraltro aveva e ha bisogno di un restauro). Stavolta la colpa è invece del virus. E l'anno prossimo? Speriamo...

L'Arno è il fiume sacro della Toscana e Pontedera ha vissuto sulle sue rive e sulle sue acque gioie e fatiche, guerre, amori e giornate sulla spiaggia. Gioie come quelle di vedersi arrivare proprio dall'Arno e in pompa magna anche i granduchi di Firenze in visita alla città dopo la fine della peste seicentesca. 

Fatiche perché i lavoro dei navicellai era molto pesante. Guerre e bombardamenti disastrosi mentre alla vigilia del milletrecento i pisani avevano riconquistato il castello di Pons ad Heram con una spedizione notturna formata da un esercito fluviale di fornacettesi e calcinaioli. Amori più o meno nascosti perché gli argini erano ideali. Per chi ama la storia e non è più un bambino, queste vicende e situazioni sono un toccasana e a volte un rimpianto. Restano le vasche sul corso. Su e già salutando in continuazione amici e conoscenti vecchi e nuovi. Nessuna fra le cittadine della nostra zona ha una situazione simile. Da invidiare e basta.

Si avvicina maggio e sono in casa come tutti o quasi - salvo due o tre uscite per la farmacia, il supermercato e una conferenza stampa (all'aperto) di ieri - più o meno da un mese e mezzo. 

Ma quando potrò tornare sugli argini e sul Corso? 

Mario Mannucci
© Riproduzione riservata


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