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Cultura venerdì 04 ottobre 2019 ore 07:30

Mostra fotografica di Mencacci, una recensione

L'ha scritta una lettrice laureata in storia dell'arte. Le foto di Mencacci sono esposte nell'atrio di Palazzo Stefanelli



PONTEDERA — Ilaria Ferretti è laureata in storia dell'arte, lavora nella pubblica amministrazione ed è una lettrice di QUInewsValdera. Ha da sempre la passione per la scrittura e ci ha inviato una recensione sulla mostra fotografica di Mario Mencacci, esposta nell'atrio del Comune fino al 26 ottobre e di cui più volte abbiamo parlato (vedi articoli correlati in fondo a questa pagina).

"Suvvia confessiamolo. Sbirciare nelle macchine degli altri dà il brivido leggero del proibito. Per questo dobbiamo farlo senza troppa insistenza, con qualche occhiata obliqua. Anche perché se poi lo sguardo è rivolto a noi Cosa ha da guardare quello lì?

Mario Mencacci si è assunto qualche rischio al posto nostro e risparmiandoci forse qualche discussione in mezzo al traffico ci ha restituito in nove fotografie frammenti di un' umanità in corsa- o in sosta- colta in quella condizione particolare che si crea all’interno dell’abitacolo delle nostre auto. In bilico tra pubblico e privato, tra intimo e esibito, diventiamo un po’ tutti pesci rossi in un acquario a “mangiare guardarsi intorno osservare pensare battere a tempo di musica fumare riposare" come scrive Mencacci nella presentazione di questa esposizione fotografica.

La serie, esposta in questi giorni e fino al 26 ottobre nell’atrio del Palazzo Comunale, ha titolo Car to Car e ha già ottenuto riconoscimenti prestigiosi. Tra gli altri, è stata finalista al London Street Photography Festival 2017 e l’anno successivo all' Italian Street Photo Festival di Roma 2018, due tra i principali contest internazionali di street photography.

Non mi interessa fare della filosofia, nella fotografia o nella vita. Seguo solo le mie emozioni. Le cerco. E quando mi sembra di averle trovate, scatto.

Così Mencacci descrive, in sintesi, il suo metodo di lavoro. Chi ha già avuto occasione di visitare la mostra avrà constato i più svariati effetti proiettati su superfici, figure e cose e forse si sorprenderà venendo a sapere che nella fotografia di Mencacci non c’è artificio o rielaborazione digitale. Tutto avviene attraverso l’obiettivo della sua macchina fotografica nell’attimo esatto in cui scatta.

E d’altra parte questo è lo spirito autentico dello street photographer, performer metropolitano dei nostri giorni che si lascia ispirare da ciò che “abita” la strada, con i suoi segni, le sue presenze, i suoi giochi di forme e di situazioni.

Per il visitatore che si sofferma sulle nove fotografie della serie si apre un percorso attraverso specchietti retrovisori, gambe, braccia, occhi, carrozzerie cromate. Ogni foto si presta ad una lettura di impatto e, al tempo stesso, attraverso traiettorie di sguardi e superfici riflettenti, ad una lettura più prolungata, meditata. Dilatando il tempo della visione affiorano dalle immagini i significati complessi e articolati che le sottendono.

Un cane e il suo padrone si fanno “presenze arboree” grazie al riflesso di un finestrino alzato per metà e si rivelano nella loro sostanza ordinaria, in carne e ossa, laddove la superficie riflettente si interrompe.

In un’altra immagine il muro di pioggia che scroscia sui finestrini è “bucato” dallo sguardo intenso del soggetto: solo una pupilla scura sormontata da un sopracciglio che sembra interrogare chi lo sta osservando.

E ancora un gioco di significati nella foto che conclude la serie, dove nell’abitacolo, dietro la sagoma del guidatore, occhieggia un volto bambino. Si tratta certamente del frammento di un manifesto pubblicitario posto dietro l’auto in corsa che il fotografo, con tempismo fulmineo, ha incluso nell’inquadratura. E d’altra parte questo dettaglio sembra sollevare la domanda: “sei sicuro di essere tu quello che sta osservando?”.

Altre immagini sembrano frammenti di una più estesa narrazione, fotogrammi di storie pronte per essere raccontate. Cosa assorbe le riflessioni della signora bionda che si sfiora pensosa il labbro superiore?

E a quale appuntamento starà andando la bella signora dalle labbra dipinte che soffia il fumo fuori dal finestrino?

In un’altra fotografia un tassista ci guarda dallo specchietto retrovisore dell’abitacolo. I suoi occhi sono quelli di che è abituato ad ascoltare storie. E sembra pronto, questa volta, ad ascoltare anche la nostra".

Ilaria Ferretti


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