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Attualità martedì 06 settembre 2016 ore 18:00

Maleodoranze, non stoccare rifiuti all'aperto

I risultati delle analisi compiute da Arpat nella zona di Gello in cui sono concentrati molti impianti di trattamento rifiuti



Un fronte di discarica che arriva a 100 metri di lunghezza, un impianto obsoleto per il trattamento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani, coperture troppo porose o stoccaggi temporanei all'aperto. Queste le criticità evidenziate dall'Arpat, adesso in seguito alla polemica ma anche negli anni scorsi, sulle maleodoranze a Gello.

Secondo quanto evidenzia l'agenzia ambientale in una nota, nell'area si concentrano diversi impianti di trattamento dei rifiuti, alcuni indispensabili interventi strutturali, altri gestionali. I principali sono: la discarica per rifiuti speciali non pericolosi interprovinciale gestita da Ecofor Service Spa nel cui perimetro è stato inserito recentemente un capannone per la stabilizzazione dei fanghi di depurazione; un impianto di trattamento dei rifiuti frazione organica dei rifiuti solidi urbani provenienti dalla raccolta differenziatai, ovvero impianto di compostaggio e un'area aperta adibita allo stoccaggio dei rifiuti solidi urbani in attesa di trasferimento alla discarica Belvedere di Legoli (il tutto gestito da Geofor Spa); un impianto regionale di recupero delle frazioni in plastica proveniente dal multimateriale della raccolta differenziata gestito da Revet Spa.

Oltre a questi poi, ci sono impianti privati quali la Ecoacciai (impianto di trattamento carfluff e impianto recupero metalli), D&D (impianto di recupero rifiuti pericolosi e non pericolosi), Le Rose (impianto recupero inerti), Franco Valori (impianto recupero legno), Mansider e Giorgio demolizioni (impianti di recupero metalli).

"Negli anni - dicono da Arpat - numerose sono state le segnalazioni di maleodoranze provenienti da Pontedera, Cascina, Lari, Fornacette e dagli automobilisti che percorrono la superstrada FIPILI nel tratto compreso tra Lavaiano e Latignano; d'altra parte i disagi creati dalle maleodoranze vengono amplificati nella stagione estiva, caratterizzata da condizioni meteo che favoriscono l’insorgere di fenomeni odorigeni, e sono maggiormente percepiti dai cittadini, che tengono aperte le finestre delle proprie abitazioni. Gli interventi Arpat, svolti in più occasioni e ripetuti negli anni, hanno evidenziato criticità strutturali e gestionali, segnalate da tempo agli enti locali".

Queste criticità sarebbero appunto: "Un fronte di discarica che arriva a 100 metri di lunghezza, a cui è conferito anche rifiuto maleodorante, tra cui il sovvallo e il compost fuori specifica prodotto dall'impianto di compostaggio, nonché fanghi di vario tipo, il cui ritiro termina a fine mattinata. Nel pomeriggio il fronte è coperto con materiale che dovrebbe impedire il propagarsi delle maleodoranze, ma sovente è utilizzato materiale che per la sua elevata porosità ha una scarsa capacità di trattenere le sostanze odorigene; l'impianto di compostaggio della Forsu, da cui proviene un caratteristico odore, dovuto alla fermentazione anaerobica effettuata, in condizioni non controllate, da parte di un impianto obsoleto che produce elevate quantità di sovvallo odorigeno conferito in discarica; gli stoccaggi temporanei di rifiuti in attesa del trasferimento alla discarica Belvedere di Peccioli sono collocati in un'area recintata da rete metallica totalmente aperta e, quindi, fonte di maleodoranze".

Secondo Arpat potrebbero essere messe in pratica alcune soluzioni urgenti, come "utilizzare come copertura giornaliera della discarica materiali non porosi idonei ad evitare le maleodoranze, gestire il periodo di costruzione del nuovo impianto di compostaggio che comunque richiederà circa due anni dall'inizio dei lavori per essere completato, adottando tutte le misure più idonee ad evitare le maleodoranze, quali, ad esempio, eliminare lo stoccaggio all'aperto dei rifiuti in attesa di trasferimento, riutilizzando una idonea struttura coperta e gestire nel transitorio la Forsu con modalità atte ad evitare le maleodoranze, anche avvalendosi di altri impianti".

"Quanto sopra potrà portare ad un miglioramento della situazione attuale - precisa Arpat nella nota -, anche se, considerato l'elevato numero di impianti presenti, successivamente potrebbero emergere ulteriori problematiche odorigene, sia pure di minore entità".


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