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Cultura mercoledì 10 aprile 2019 ore 16:30

Nove opere d'arte, tributo pontederese a Leonardo

L'evento si chiama "Moti dell'anima" e in città ci sono nove opere d'arte di sei artisti diversi. Il commento del critico Ilario Luperini



PONTEDERA — L’evento Moti dell'anima - Tributo a Leonardo 1452 •1519 promosso dall'amministrazione con il patrocinio della Regione Toscana, costituisce la seconda fase dell'evento Arte per non dormire • Pontedera ed oltre – XXI secolo edizione 2018-2019, iniziata a dicembre scorso con Ray of Light – Luci sulla Città. 

L’evento riconferma la regia di Alberto Bartalini, la curatela di Ilario Luperini (in fondo all'articolo il suo intervento completo), e si inserisce nel quadro delle iniziative culturali legate alle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci, occasione importante per dare visibilità in modo innovativo alla città. 

Un percorso artistico nel centro storico della città di Pontedera, un fresco e inconsueto tributo a Leonardo che vede la convinta partecipazione di noti artisti dei nostri tempi: Gustavo Aceves, Emanuele Giannelli, Giuseppe Carta, Elisabetta Cardella, Venio Santoni e Giant Sculpture Francioni Mastromarino

Idea base dell'evento, di risonanza internazionale per la qualità e la presenza degli autori nel panorama mondiale, è di portare l'arte in mezzo alle persone, di rendere i percorsi urbani viaggi di conoscenza rivolti alla valorizzazione degli spazi arricchendo la città di esperienze estetiche di grande intensità. Pontedera negli ultimi tempi ha operato una trasformazione nella sua struttura e nella sua identità, divenendo da città prevalentemente a vocazione industriale, a città d'arte contemporanea per i numerosi interventi effimeri e permanenti realizzati da artisti di fama internazionale. In questo contesto di sensibilizzazione ai linguaggi contemporanei si inseriscono la scultura equestre di Gustavo Aceves, i visionari uomini di Emanuele Giannelli, il duo Francioni Mastromarino con la gigantesca scultura raffigurante Leonardo, i piccanti peperoncini di Giuseppe Carta, le ironiche rivisitazioni di Elisabetta Cardella del celebre dipinto La Gioconda e i candidi cunei dalla superficie vibratile di Venio Santoni.

Opere in Città 

1) Gustavo Aceves: LAPIDARIUM Frammenti, 2015 - bronzo marmo e legno • Piazza Curtatone e Montanara 

2) Giuseppe Carta, Capsica red light, 2016 - bronzo e resina policroma, fusione a cera persa • Corso Matteotti 

3) Giuseppe Carta, Capsica red light, 2016 - bronzo policromo, fusione a cera persa • Atrio Palazzo Stefanelli 

4) Emanuele Giannelli, Sospesi, 2011 - resina • Corso Matteotti 

5) Emanuele Giannelli, Stati d'Allerta, 2017 - resina • Corso Matteotti 

6) Emanuele Giannelli, Korf 17, 2017 - resina • Piazza Martiri della Libertà 

7) Elisabetta Cardella, L.H.O.O.Q., 2019 • Atrio Palazzo Stefanelli 

8) Giant Sculpture Francioni Mastromarino, Leonardo, 2012 resina • Piazza Cavour 

9) Venio Santoni, Blowing in the wind, 2019 vetroresina verniciata • Oratorio di San Giuseppe


Qui sotto la nota del critico d'arte Ilario Luperini


Un fresco e inconsueto tributo a Leonardo da Vinci

di Ilario Luperini

“Farai le figure in tale atto, il quale sia sufficiente a dimostrare quello che la figura ha nell'animo; altrimenti la tua arte non sarà laudabile.“ Così Leonardo. E da qui “Moti dell’anima • tributo a Leonardo 1452 - 1519”, il percorso a lui dedicato promosso dal Comune di Pontedera , con l’intelligente regia di Alberto Bartalini e la convinta partecipazione di noti artisti dei nostri tempi. Progetto patrocinato dalla Regione Toscana e facente parte del percorso Arte per non dormire – Pontedera ed oltre XXI secolo.

L’incipit risiede nell’Oratorio di San Giuseppe, dove interviene Venio Santoni. Candidi cunei dalla superficie vibratile si alzano dal pavimento; nella cima si frammentano, come parti di un insieme tutto da immaginare; quasi al culmine emergono volti nell’atto di emettere lievi folate di vento: “Lo corpo nostro è sottoposto al cielo, e lo cielo è sottoposto allo spirito”. Elevato al di sopra delle cose terrene, lo spirito del Genio si espande nell’infinità dello spazio. In Piazza Martiri della Libertà si ergono, entro robuste gabbie, possenti sculture, virili effigi di uomini costruite nell’efficace contrappunto tra l’intenso bagliore dell’oro e l’oscuro enigma del colore nero. Opere di Emanuele Giannelli, un artista in cui i temi dei destini dell’umanità son trattati con una straordinaria sintesi tra la classica struttura e la moderna reinvenzione plastica. Un’umanità che, scrutando verso l’alto, nella sua visionarietà, sa come districarsi dai lacci della rete. Ancora Leonardo: “Una volta che abbiate conosciuto il volo camminerete sulla terra guardando il cielo, perché là siete stati e là desidererete tornare” Anche se, come appare evidente dai totem eretti all’inizio del Corso Matteotti, è un’umanità che resta sospesa nei meandri del dubbio e tesa in uno stato di perenne allerta. Con l’opera di Gustavo Aceves in Piazza Curtatone e Montanara, l’attenzione si rivolge verso il rapporto che da millenni lega, nella storia, l’uomo e il cavallo: dalla preistoria all’epoca postindustriale il cavallo è stato strumento di lavoro, mezzo di trasporto, fidato destriero in battaglia e, in particolar modo, compagno inseparabile di lunghi e perigliosi viaggi. La scultorea frammentazione della testa del cavallo dominata dall’alto dal sacro feticcio dalle arcaiche forme, ce ne dà diretta testimonianza. E la memoria corre velocemente verso i numerosi, intensi studi condotti da Leonardo sulla figura del cavallo pensata per il monumento a Francesco Sforza e mai realizzata. L'artista spese mesi interi nello studio dei cavalli, frequentando le scuderie ducali per osservare da vicino la loro anatomia, soprattutto riguardo al rilassamento e alla tensione dei muscoli durante l'azione.

Ma ecco che, nello svolgersi del percorso, l’attenzione si sposta di nuovo sul viaggio, che caratterizza con forza l’intera vicenda di Leonardo e la piccantezza intellettuale che ne sta alla base. Con un’ardita e divertente metafora ecco presentarsi i peperoncini di Giuseppe Carta. Le sculture, di impressionante naturalismo, con la loro superficie caldamente animata da sporgenze e rientranze, catturano la luce e la moltiplicano nello spazio, inondandolo di molteplici suggestioni che si prolungano nell’atrio del Comune, nella raffinata e giocosa opera di Elisabetta Cardella: collane, orecchini, baffi, diademi, aureole, sempre composte da peperoncini in forme diverse, adornano la figura della Gioconda in un gioco di rimandi che rammenta Duchamp e Dalì. Ma anche la figura di Leonardo come maestro di cerimonie. Da ricordare che, in prima battuta, l’artista raggiunge Ludovico il Moro a Milano come scenografo per feste di corte. Piccanti simboli di prorompente vitalità che stimolano il pensiero, le emozioni, la creatività. Penetranti stimoli a uscire dall’indifferenza, a produrre decisi scatti di rinverdita volontà.

Infine, in Piazza Cavour la maestria artigianale e la feconda inventiva del duo Francioni Mastromarino ci consegnano una giant sculpture in cui il severo cipiglio di Leonardo coinvolge lo spazio circostante e ci riporta con entusiasmo al penetrante giudizio di Paul Valery:”Leonardo sa come nasce un sorriso, e sa scapigliare, arricciare i filamenti delle acque, le lingue di fuoco. Adora il corpo dell’uomo e della donna, misura ogni cosa. In una parola Leonardo è l’uomo universale, l’artista stesso del mondo”.


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