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Sport sabato 08 dicembre 2018 ore 16:30

Intervista con Federico Buffa al Teatro Era

Intervista con Federico Buffa al Teatro Era di Pontedera

Il popolarissimo storyteller di Sky in Valdera con il suo spettacolo 'A night in Kinshasa'. Ha parlato anche del suo rapporto con la Toscana



PONTEDERA — Federico Buffa era a Pontedera venerdì 23 novembre. Al Teatro Era è andato in scena lo spettacolo A night in Kinshasa.

Abbiamo approfittato della sua presenza per intervistarlo e il video è visibile in quest'articolo, in fondo alla pagina.

Purtroppo, a causa di un vincolo di Buffa con Sky, non abbiamo potuto fare domande sull'attualità, così abbiamo dovuto depennare quelle su altri possibili Buffa racconta su Sky, oppure di cosa pensasse del passaggio di Lebron ai Los Angeles Lakers, o del passaggio di Cristiano Ronaldo alla Juventus, di una possibile superlega europea di calcio, di un paragone tra Mourinho e Alì.

Buffa ha però risposto al perché ha deciso di fare uno spettacolo sull'incontro Alì Foreman, molto belle e curiose son state anche le sue parole sui ricordi che ha della Toscana.

Di seguito la trascrizione dell'intervista.

Siamo con Federico Buffa che ritorna in provincia di Pisa per la seconda volta a distanza di pochi mesi, in estate è stato a Peccioli, oggi a Pontedera per presentare lo spettacolo A night in kinshasa. Come è nata l'idea di fare questo spettacolo? 

"E' uno spettacolo che nasce da un documentario in tre puntate che ho girato qualche anno fa per Sky. Quando mi venne proposto di fare un documentario su Alì io sinceramente dissi non credo proprio sia il caso. Mi sembrava ingestibile, impenetrabile, troppo ampio. Me l'hanno richiesto, ho provato e mi sono accorto che più entravo nella storia più la storia si allargava smisuratamente si imponeva su chi stava leggendo. A questo punto ho lasciato indietro delle 400 referenze che avevo tratto dai dodici tredici libri che avevo letto, mi sono accorto che ha lasciato indietro tantissime cose, e quindi sono nati un libro è uno spettacolo teatrale che sono un pochino il materiale non utilizzato durante il documentario per Sky. Soprattutto il match di Kinshasa, quando giravamo pensai o parliamo tanto del match, oppure lo nominiamo appena. Non si può semplicemente passare un po' di zucchero a velo e quindi rimase indietro tanto e quel tanto in una piccola parte è finita nello spettacolo"

Alì contro Foreman, è questo se tu potessi scegliere tra tutti gli eventi sportivi quello a cui avresti voluto assistere?

"Sicuramente. Avrei voluto essere al Maracanazo nel 1950 e vedere quel match dal vero"

Una domanda sulla Toscana, visto che siamo in questa regione. Hai qualche ricordo della tua vita che ti lega alla Toscana? 

"Ne ho tantissimi... tantissimi! Da piccolo... gli alberi. Mi ricordo la prima volta che mio padre mi portò, gli alberi, che non li avevo a casa mia. Quegli alberi con quell'ordine carducciano, non c'erano. Secondo... il colore delle persiane di Firenze, verde. Per il bambino piccolo era veramente un mondo diverso. La prima volta che andai a piazzale Michelangelo. La prima volta che mio padre mi spiegò il Brunelleschi. La prima volta che ho bevuto un grande toscano, quello un po' più tardi. La prima volta che sono stato al mare in Toscana, da piccolo, a Punta Ala e giocai sulla spiaggia. Un dirigente di una squadra di Castiglione della Pescaia mi chiese se volevo andare a giocare al Castiglione della Pescaia, avevo otto anni. Gli dissi guarda mi piacerebbe ma non si può fare. Potrei andare avanti per quattro ore. La Toscana è decisamente uno dei luoghi della terra che mi ha sempre colpito di più. E infatti quando sento dire "Granduha'to" io non batto ciglio... non batto ciglio a Granduha'to... Perché è chiaramente una zona a sé stante del pianeta Italia" 

La boxe è uno sport di sacrificio, come il ciclismo. Che rapporto hai con il ciclismo?

"Guarda... ti citerò un piccolo momento di vita personale. Tra qualche giorno vengo premiato a Parma da Vittorio Adorni. Vittorio Adorni era il ciclista preferito di mio padre che è mancato anni fa. Mio padre, quando ci faceva giocare da piccoli, per esempio andavamo in bicicletta, lui voleva sempre fare l'ultimo scatto e si era autosoprannominato il vecchio Adorni. Io sono convinto che i nostri genitori ci guardino, in qualche modo dall'alto, quando succedono le cose... e che io lunedì prossimo debba essere premiato dall'Adorni vecchio ma quello vero non da lui mi... devo dire... mi commuove, sono un uomo molto sensibile a questo tipo di circolarità dell'esistenza. Il mio ciclismo in questo caso è un ricordo tutto legato alla mia infanzia e mio padre che si faceva chiamare vecchio Adorni"

L'ultimissima domanda sul cinema la facciamo... se tu potessi fare una vacanza con un regista italiano che è tuttora in vita o morto con chi la faresti e dove? 

Devo dire Antonioni tra i morti, probabilmente è quello che mi piacerebbe stare ad ascoltare. Antonioni che parla di tutto, non necessariamente cinema, di quello che gli pare.. e tra i vivi il Toscano Virzì è quello che mi piace di più".

René Pierotti
© Riproduzione riservata


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