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Politica sabato 05 settembre 2020 ore 08:00

"Tutta la verità sul Palarom"

Il palazzo di via Rospicciano

Ancora polemiche dalla Lega Ponsacco all'indirizzo del Pd su quello che dal partito chiamano Palarom, ovvero il palazzo rosa di via Rospicciano



PONSACCO — Riportiamo di seguito un nuovo intervento del coordinatore comunale della Laga-Salvini Premier Pericle Tecce circa la lunga questione legata al complesso edilizio di via Rospicciano, chiamato da alcuni "Palazzo rosa", per il suo colore, e da altri "Palarom", dopo l'insediamento di numerose famiglie rom a seguito dello sgombero dei campi nomadi di Pisa. Tecce, che è fra questi ultimi, torna ad accusare l'amministrazione comunale di non fare completa chiarezza sull'intera vicenda.

"Il Partito Democratico di Ponsacco rovina un Paese intero. E’ ormai una costante, ogni qualvolta ci si avvicina ad una tornata elettorale, puntuali come un orologio svizzero, i comunicati del PD ponsacchino sulle trascorse vicende giudiziarie aventi ad oggetto il tanto discusso Palazzo di Via Rospicciano teso a screditare le forze di opposizione.

“I processi conclusi hanno pienamente assolto l'azione amministrativa e condannato il costruttore al risarcimento danni” e le opposizioni con il loro silenzio sarebbero in qualche modo complici con quest’ultimo, recita l’ultimo comunicato del PD.

Peccato che a verità sia cosa ben diversa e, sentenze alla mano, emerge con tutta evidenza la falsità della versione fornita dal Partito Democratico. Vi sono infatti sentenze, di cui il PD non fa mai volutamente menzione, che hanno visto soccombere anche il Comune di Ponsacco e, cosa ancor più grave, si tratta di decisioni che gettano non poche ombre sull’operato dell’Amministrazione comunale.

Il Comune di Ponsacco ha ottenuto la condanna dell’impresa a vedersi trasferire coattivamente la piazza che doveva ospitare il mercato, al risarcimento del costo degli interventi per terminarla e le penali di mancata fruizione della stessa; parlo del procedimento innanzi al TAR della Toscana di cui al n. di registro generale 450/2009 (sentenza definitiva n.01656 anno 2013). L’impresa aveva l’obbligo di terminare la piazza e di trasferirla al comune a titolo gratuito e colpevolmente non lo ha fatto, su questo non può e non può e non devono esserci dubbi, lo dice una sentenza passata in giudicato.

Quello che però il PD evita “come la peste” – e qui sta l’inganno ai nostri cittadini – è di dire che vi sono stati ben altri 2 procedimenti, celebrati sempre innanzi al TAR della Toscana, in cui il comune è rimasto soccombente; con il primo procedimento, addirittura precedente a quello intentato dal comune, i Giudici (sentenza n.207 anno 2011 consultabile sul sito del TAR toscana:
www.giustizia-amministrativa.it/provvedimenti-tar-... hanno annullato gli atti comunali che consentivano il cambio di destinazione d’uso di alcuni locali – da commerciali ad uffici – trasferimento che avrebbe consentito l’insediamento di un secondo sportello bancario (accanto a quello della CR Volterra), cosa vietata dalla previsione originaria del piano particolareggiato.

Non contenta della lezione l’Amministrazione, nonostante lo schiaffo preso con la suddetta sentenza, qualche anno più tardi è “tornata alla carica” ed ha nuovamente autorizzato la variazione di destinazione d’uso dei medesimi locali; gli atti comunali furono nuovamente impugnati ed il TAR, come era ovvio che fosse, annullò gli atti (sentenza n.11 anno 2013 consultabile anch’essa su: www.giustizia-amministrativa.it/provvedimenti-tar... Sia con la prima che con la seconda sentenza il nostro comune fu condannato alla refusione delle spese in favore dell’impresa costruttrice, spese che ovviamente sono state poste a carico delle casse comunali e quindi di noi tutti.

Avete mai letto di queste due sentenze sui comunicati del PD? La risposta è NO! Ci dobbiamo tutti noi chiedere: ma che senso ha tornare ad emanare atti già in precedenza annullati? se l’amministrazione riteneva corretto autorizzare il cambio d’uso perché non ha impugnato la prima sentenza invece di commettere due volte gli stessi errori? è difficile rispondere a questi interrogativi quello che però è certo è che la banca che doveva trasferirsi in quei locali è la banca che gestisce la tesoreria del nostro comune, sarà solo un caso?…

Tornando alla piazza, anche su questo argomento il PD mentire spudoratamente ai ponsacchini sostenendo che il comune non può venirne in possesso; la piazza è di proprietà del nostro comune sin dall’anno 2013 (data della trascrizione della sentenza di trasferimento), tuttavia da tale data l’amministrazione, anche quella in carica (subentrata l’anno successivo), l’ha lasciata all’incuria relegandola a “terra di nessuno” e non ci ha mai investito per restituirla alla cittadinanza; sapete a quanto ammontano secondo la sentenza del TAR le opere di urbanizzazione per poter completare la piazza? ad € 62.627,41 oltre oneri tecnici, oneri di collaudo e sicurezza; neppure è vero che causa il fallimento dell’impresa costruttrice spetterebbe al curatore di consegnare al comune la piazza agibile e collaudata, la sentenza ha già trasferito la proprietà della piazza al comune e oltre a ciò non impone nessun adempimento in forma specifica – quale sarebbe l’esecuzione del collaudo – ma soltanto il pagamento delle opere di completamento e dei relativi oneri.

La piazza signori è abbandonata in quanto la nostra amministrazione ha, ed ha avuto, obiettivi diversi, vedi lo sgambatoio - risaia così come il popolatissimo museo del mobile e tante altri investimenti idi carattere non indispensabile che avrebbero comunque cedere il passo alla riqualificazione di una piazza nel cuore del nostro paese.

Ci sono forse interessi a mantenere quelle zona nello stato in cui si trova? Il PD continua a raccontare una 'storia parziale' in merito al palazzo di via Rospicciano. Per mentire ai cittadini non è strettamente necessario dire palesemente bugie, alle volte basta solo omettere verità scomode. Il ghetto di via Rospicciano è il risultato di anni e anni di scelte amministrative sbagliate e ottuse, figlie di un modo arrogante di gestire la cosa pubblica, sostenuta dalla certezza che qualunque 'porcata' si faccia, comunque si utilizzi il potere concesso dai cittadini non se ne risponderà mai".


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