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Politica martedì 06 marzo 2018 ore 12:30

"E' necessario ricostruire dopo questo disastro"

Alessandra Nardini

La consigliera regionale Pd Alessandra Nardini commenta i risultati elettorali: "Ennesima debacle. Il partito non deve essere quello del capo"



CAPANNOLI — "Una sconfitta senza precedenti". Con queste parole, affidate ad un post su Facebook, la consigliera regionale Pd originaria di Capannoli Alessandra Nardini ha definito i risultati delle elezioni politiche e in particolare i numeri negativi raggiunti dai democratici a livello nazionale, in Toscana e anche in Valdera.

"L'ennesima debacle di una stagione caratterizzata dai troppi errori di una classe dirigente che si è dimostrata totalmente inadeguata, sorda ed arrogante - ha commentato Nardini -. Molto spesso non ho condiviso le scelte di quella classe dirigente, altrettanto spesso le ho aspramente criticate, sopratutto in termini di mancato rispetto e coinvolgimento delle diverse sensibilità che compongono la nostra comunità politica; non per ultima la vicenda relativa alla modalità di composizione delle liste. Nonostante questo - ha però aggiunto la consigliera regionale - non mi sono tirata indietro, neanche stavolta: nel mio piccolo, e per quel che ho potuto, ho dato lealmente il mio contributo a questa campagna elettorale. Mettendocela tutta, come sempre. Ho trascorso l'ultimo mese girando la provincia insieme a tante e tanti militanti (che voglio ringraziare!), sperando che il PD potesse rappresentare un argine alla destra e al populismo pentastellato. Perché così mi hanno insegnato in sezione: anche quando si ha "tanto mal di pancia", nel momento in cui bisogna "lavorare", si lavora per il bene del Partito".

Secondo Nardini occorre essere onesti intellettualmente e prendersi delle responsabilità: "Personalmente è questo il dato che mi fa più male: abbiamo smarrito, come Sinistra, la nostra missione. Oggi quell'elettorato guarda alla destra leghista o al Movimento Cinque Stelle. Colpa nostra, che non siamo più capaci di intercettare quel disagio, che non abbiamo saputo elaborare proposte ritenute credibili. Ma anche di questo non ci siamo preoccupati ed occupati abbastanza. Mi sono sentita dire che bisognava aprire al centro, intercettare il voto moderato, rappresentare "tutti". Rischiamo di non rappresentare più nessuno invece. Troppe volte abbiano rincorso i populismi scendendo sul loro terreno, eppure il 4 dicembre avrebbe dovuto insegnarci che tra l'originale e la copia, le elettrici e gli elettori scelgono l'originale".

E ancora: "Dopo ogni batosta, le amministrative, il referendum, si è nascosta la testa sotto la sabbia, rifuggendo ogni possibile critica, preferendo una più comoda rilegittimazione del capo. Come nel caso dell'ultimo congresso, ridotto ad una mera conta, ad un tesserificio, un mezzo per riconsolidare rapporti di forza interni. E così anche oggi (riferendosi alle dichiarazioni di Renzi, ndr) ho assistito ad una surreale conferenza stampa dove si annunciano dimissioni non immediate, dove ancora ci si arroga il diritto di dettare la linea del Partito dopo averlo portato sull'orlo del baratro (per usare un eufemismo!). Nessun caminetto, concordo. Ma neppure nessun bunker dove asserragliarsi con i propri fedelissimi".

Nardini, infine, conclude: "Il Partito che avevamo immaginato non è quello capo, ma quello degli iscritti e dei militanti. Dei tanti che abbiamo visto lentamente abbandonarci e che non abbiamo saputo riconquistare, di quelli che oggi si sentono smarriti ma si ostinano a pensare che il centrosinistra vada ricostruito in questo Paese, senza arroganza ma con tanta umiltà, a partire dal basso, dal coinvolgimento dei territori. Nessun regolamento di conti, rivalsa o vendetta. Solo l'urgente necessità di ricostruire dopo questo disastro. Sarà un percorso in salita, difficile e faticoso. Ma necessario. Da domani si riparte da qui".


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