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Interviste venerdì 27 giugno 2014 ore 13:25

Faccia a faccia con l'economia della Valdera

Daniele Salvadori, il direttore generale della Banca popolare di Lajatico
Daniele Salvadori, il direttore generale della Banca popolare di Lajatico

La nostra intervista con il direttore generale della Banca popolare di Lajatico Daniele Salvadori: "La crisi non è ancora finita"



LAJATICO — La Banca popolare di Lajatico nasce 130 anni fa come banca del territorio, il suo atto di fondazione si trova nell'archivio di Peccioli dove c'era l'unico notaio che potesse redigerlo. Ma si trova anche sul mosaico che compone il pavimento dell'ingresso della sede centrale, sulle poltrone e su altri arredi che ricordano, da sempre a chi arriva e a chi ci lavora, qual è la missione di quella banca, nata proprio a servizio del territorio.

Oggi dopo una crisi economica che ha messo a dura prova anche gli istituti bancari, la Banca popolare di Lajatico è una realtà solida, fortemente legata alla Valdera, dove è radicata da un rapporto di fiducia con i risparmiatori, i soci, oltre 6000 che affidano alla banca i propri risparmi. Un legame territoriale che passa anche attraverso un sostegno economico che la banca da sempre dà alla Valdera e ai territori limitrofi dove è presente, attraverso l'attività di credito. Oggi alla guida della banca che ha la sede centrale nel centro storico di Lajatico c'è Daniele Salvadori il direttore generale, un uomo che la banca l'ha vissuta fin da giovane e che ne conosce i vizi e le virtù, un direttore di banca per certi versi insolito, appassionato di storia e di viaggi che sogna (e in parte già lo fa non solo durante il suo lavoro) di mettersi al servizio del territorio, un po' come l'istituto di credito che dirige. Attraverso il suo osservatorio abbiamo cercato di capire quale è la situazione economica della Valdera e dei territori limitrofi oggi, dopo gli anni più pesanti della crisi e soprattutto, cosa si aspetta per il resto del 2014 e il 2015.

Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una crisi economica per certi versi senza precedenti che ha avuto effetti anche sulla Valdera sul comprensorio del Cuoio e sulla provincia di Pisa, le zone dove voi storicamente siete una della principali banche. Oggi quale è la situazione?
"
La crisi che abbiamo vissuto e che l'Italia e il territorio sta ancora vivendo è una crisi che nasce dalla speculazioni. E' stata definita una crisi finanziaria e come tale potremmo dire che non è nata sui territori, ma è nata nella “stanza dei bottoni” della finanza. Per risolverla servirà ancora tempo e soprattutto non potrà essere risolta a livello finanziario, ma sarà fondamentale il ruolo dei territori. Ovvero l'economia reale è la chiave per risolvere i problemi nati nella dimensione finanziaria. Qui in Valdera è arrivata con un anno di ritardo e quindi anche l'uscita da questa situazione arriverà dopo rispetto ai mercati finanziari, per cui se a livello internazionale gli effetti della crisi economica per certi versi si stanno attenuando, da noi servirà ancora un po' di tempo. Siamo verso la fine anche se il 2014 non sarà l'anno risolutivo. Nelle zone dove siamo più attivi si hanno due situazione: da un lato il comprensorio del Cuoio, più legato ad attività artigianali e industriali, più reattivo e quindi più rapido nel rispondere a nuovi scenari economici. Lì la crisi può essere ritenuta superata. La Valdera invece è un po' più in ritardo in questo processo di reazione alla crisi economica. 
In Valdera l'agricoltura e il settore dell'agriturismo sono quelli che in questa situazione sopravvivono meglio. L'indotto del mobile è quello che ha subito i contraccolpi maggiori soprattutto in termini di commercio, ma attualmente c'è qualche segnale di ripresa, di speranza anche in questo ambito".

Ma quindi in Valdera con la crisi si sono persi anche capitali e denaro? Quando sono gravi i danni fatti dalla finanza “creativa”? Ci sono delle riserve con cui riprendere ad investire? E soprattutto una banca come la vostra che ruolo può giocare?
"In Valdera il denaro che c'è è rappresentato per lo più dal risparmio. Il problema è che il risparmiatore per questo stato di crisi è disorientato non sa dove investire e questo determina una situazione difficile. A noi come Banca del territorio spetta il compito di cercare di orientare gli investimenti. Abbiamo un ruolo di indirizzo. La banca popolare di Lajatico, ha la caratteristica di essere una banca che ha cercato di tutelare i propri risparmiatori dalla cosiddetta finanza creativa. Noi anche in momenti di euforia dei mercati non abbiamo mai proposto ai nostri risparmiatori prodotti derivati. Non abbiamo mai investito in operazioni a rischio e questo significa che in qualche modo abbiamo tutelato anche il territorio dalla crisi. Gli investimenti che abbiamo proposto ai risparmiatori anche in anni non sospetti, quando di crisi non si parlava, sono sempre stati caratterizzati da un margine di sicurezza elevato. In qualche modo di questo si sono accorte le persone infatti nonostante la crisi nel corso del 2013 abbiamo incrementato in modo sostanziale la raccolta, portandola al 17%. Questo per noi è un segnale importante che conferma la fiducia e il legame con il territorio e le sue persone".

Sul fronte del denaro prestato invece quale è la situazione del territorio e dell'attività della banca?
"In effetti le banche guadagnano anche prestando soldi e questo ha rappresentato per noi come per tutti gli altri istituti di credito un problema. Anche noi abbiamo registrato un minor utile nel 2013. Ma di contro la solidità della banca è aumentata. Confermando una solidità aziendale. Sul fronte del credito c'è una flessione per vari motivi. In primo luogo le persone prima di investire stanno aspettando che la crisi passi, in secondo luogo c'è la sostenibilità dell'investimento che noi come istituto di credito dobbiamo valutare attentamente. Noi nel corso del 2013 abbiamo erogato circa 30 milioni di euro in prestiti che, se teniamo conto della contrazione del credito a livello regionale che si fissa la 2,7% e a livello nazionale al 3,8%, ci danno l'idea di come comunque la banca continua ad avere un ruolo importante per il territorio, anche se abbiamo deciso di potenziare gli accantonamenti a fronte dei rischi sui crediti".

Insomma una politica prudente, senza però tradire la vocazione di una banca del territorio. 
Questo cosa significa in solvibilità, i debitori in Valdera riescono a fare fronte ai loro impegni?
"Questa è una della questioni che ci ha impegnato di più nel corso del 2013 e ci impegna ancora. Ovvero la ristrutturazione del debito che trattiamo, sono molto spesso i clienti che ci chiedono di rinegoziare i prestiti cercando di renderli sostenibili alla luce della nuova situazione in cui le realtà economiche del territorio si sono venute a trovare. Al momento dal nostro osservatorio le posso dire che le nostre sofferenze sono molte meno rispetto all'andamento generale. A livello regionale su 11 prestiti uno è una sofferenza, ovvero il 10%, per la Lajatico le sofferenze sono il 4,1% ovvero meno della metà".

Quali sono gli obiettivi della banca per il futuro?
"
Sicuramente crescere, ma senza farsi travolgere. Gli obiettivi sono quelli di aumentare la raccolta e il numero degli sportelli: presto apriremo a Ponte a Egola un'agenzia e la dedicheremo come ormai è una tradizione per noi, a un personaggio del luogo. Questa sarà dedicata al pittore Cigoli. Poi stiamo valutando su quali territori limitrofi ai nostri andare ad investire. Un'ipotesi è la provincia di Lucca oppure altre zone, ma per il momento sono ipotesi".

Al momento lei è al vertice della banca con il ruolo di direttore generale, quale è il rapproto tra Salvadori e La banca di Lajatico? E soprattutto fuori dal lavoro chi è Salvadori?
"Professionalmente sono nato e cresciuto in questa banca, ho 57 anni e molti li ho trascorsi al servizio della Lajatico. Sono un uomo del territorio sono nato a Lajatico e questo però mi ha portato a pensare che per fare questo lavoro bisogna pensare globale e agire locale, ovvero non perdere la mai il contatto con il mondo che ci circonda e sapere capire prima quello che ci accade intorno. Io ad esempio, nonostante sia un appassionato viaggiatore, anche fuori dall'ambito lavorativo mi interesso a questo territorio attraverso ricerche storiche. Questa identità in qualche modo mi porta anche ad essere legato alla banca a prescindere da quelle che sono le mie mansioni lavorative.
Il legame con la Valdera lo vivo non solo come uomo della banca quindi ma anche nel tempo libero per le ricerche a cui mi dedico e questo forse è proprio segno del profondo legame che ho con questa terra. In qualche modo io vorrei essere al servizio del territorio".


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La crisi economica in Valdera spiegata da Daniele Salvadori

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