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Interviste sabato 29 novembre 2014 ore 11:30

"Continuerò a vedere gli spettacoli in piedi"

Renzo Boldrini in "C'era due volte"

E' iniziato "Il baule dei sogni", cartellone teatrale per i bambini delle scuole. Parla Renzo Boldrini da 25 anni direttore artistico del Teatro Verdi



SANTA CROCE SULL'ARNO — “In un mondo ideale il teatro sarebbe materia scolastica. Io vorrei continuare a vedere gli spettacoli al Verdi in piedi” dice Renzo Boldrini da 25 anni direttore artistico del teatro Verdi di Santa Croce sull'Arno. Lo abbiamo intervistato all'inizio della rassegna Il baule dei sogni, giunta alla 29esima edizione e dedicato ai bambini delle scuole primarie.

Il baule dei sogni, Stasera pago io. Tanti cartelloni per i giovani e i giovanissimi. Raccontaci come nacque questa scelta...

“Il rapporto tra il teatro Verdi, la compagnia Minimal teatro e l'amministrazione comunale va avanti da 25 anni. Quando iniziammo alla fine degli anni ottanta, fare progetti teatrali per i giovani era insolito, si pensava che il teatro dovesse essere solo tradizionale, di prosa. Noi invece pensammo che il teatro doveva avere spettatori di tutte le età, essere una casa aperta dove poter fare laboratori, vedere le prove, incontrare gli attori. Nei grandi musei del mondo la parte didattica è bella quanto quella espositiva. Nel nostro piccolo cerchiamo di fare altrettanto. Ci ha fatto molto piacere leggere che il sindaco Giulia Deidda si sente un'amica e una coetanea del Verdi”

L'edizione dello scorso anno del Baule dei sogni ha portato circa seimila bambini a teatro, cosa ci dobbiamo aspettare per la trentesima edizione?

“Intanto stiamo con i piedi per terra e godiamoci questa 29esima edizione. Sia per i ragazzi che per la stagione di prosa facciamo una politica di prezzi popolari e di questo dobbiamo ringraziare anche l'amministrazione. Vogliamo che a teatro vengano intere famiglie e per fare questo i prezzi devono essere bassi”

Com'è cambiato il pubblico del teatro da quando hai iniziato?

“E' cambiato moltissimo, per esempio oggi il 70% del pubblico è fatto di donne. Ci vorrebbe una campagna di genere (ride) per riportare gli uomini a vedere spettacoli. Al Verdi cerchiamo di unire quantità e qualità, così ci sono degli spettacoli con personaggi famosi che fanno da traino ma anche veri esperimenti, che però finora sono sempre andati bene, penso per esempio a Fabrizio Gifuni che legge Camus. Rispetto a prima è cambiato il tempo di attenzione. Adesso è più breve, il ritmo deve essere diverso, un po' più veloce, anche se il teatro vive anche di pause. Un'altra cosa bella e nuova sono i bambini figli di immigrati che portano le loro famiglie per la prima volta a teatro. Sono i bambini col nostro progetto a far conoscere il teatro ai grandi”

Nel tuo mondo ideale come sarebbe il teatro e quanti spettatori avrebbe?

“Sarebbe intanto una materia scolastica, dalla storia del teatro ai luoghi fino al gioco del teatro. In inglese si dice to play in francese jouer, giocare. E' una sottigliezza linguistica ma in Italia non abbiamo l'idea del gioco collegato al teatro. Oggi purtroppo il teatro è usato troppo spesso come occasione per avvicinarsi alla celebrità pubblica e televisiva che si esibisce dal vivo. Abbiamo avuto Bollani in concerto verso la fine degli anni ottanta quando non era famoso. Fu un bellissimo spettacolo ma solo per cinquanta persone, oppure nel 1986 la compagnia dell'Archivolto con Maurizio Crozza e Carla Signoris, oggi affermati, all'epoca bravissimi ma sconosciuti. Il teatro è spesso una scoperta. Altri grandi nomi sono stati Marco Paolini, Marco Valiani, la banda Osiris, le sorelle Pasello, i Sacchi di sabbia...”

Qual è il tuo obiettivo per il futuro?

“Voglio continuare a vedere gli spettacoli in piedi. Sono un tifoso della Fiorentina e mi ricordo il secondo e ultimo scudetto del 1969. Dopo una partita persa il calciatore Ferrante disse alla stampa che non si sarebbe più tagliato i capelli fino alla successiva sconfitta. Era una provocazione, ma la squadra viola non perse più. Quando entrammo al teatro Verdi cedetti i miei due posti riservati al pubblico, ci sono solo 286 seggioline e molto spesso sono piene. Di media abbiamo diecimila spettatori a stagione, spesso tutti i posti sono occupati. Ecco il mio obiettivo è continuare a vedere gli spettacoli in piedi”

René Pierotti
© Riproduzione riservata


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