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Cronaca mercoledì 03 aprile 2013 ore 16:55

L’intervento dell’assessore Cecchi dopo lo sgombero di via Fantozzi



Case popolari, controlli serrati ma alcuni sgarrano. Cinque gli alloggi recuperati dal Comune nell'ultimo anno PONTEDERA – “I controlli sugli inquilini delle case popolari, sui loro redditi e sulle loro proprietà sono serrati ed il confronto con chi sgarra, pur non essendo facile, fa parte dell’attività quotidiana svolta da Apes e dall’Ufficio Casa”. L’assessore di Pontedera alle politiche abitative Marco Cecchi interviene così dopo il clamoroso caso dello sgombero eseguito questa mattina in un alloggio popolare di via Fantozzi. Gli inquilini in questione, due coniugi, hanno continuato ad abitare nello stabile per più di un anno, nonostante il marito nel 2011 avesse ereditato una megavilla nel quartiere residenziale della Bellaria. Per continuare ad ingannare l’amministrazione, i coniugi erano arrivati persino alla separazione legale, di modo che la moglie, sola, disoccupata e con figli a carico, potesse continuare a risiedere legittimamente nell’alloggio popolare. Alla fine, dopo diversi interventi dell’amministrazione, ha vinto la legge che disciplina l’edilizia residenziale pubblica: chi detiene un alloggio popolare non può possedere contemporaneamente un’altra abitazione congrua alle proprie esigenze. Furbizie a quanto pare diffuse, come spiega l’assessore alle politiche abitative: “In quest’ultimo anno – dice Cecchi – abbiamo recuperato in modo forzoso ben cinque alloggi. Due di inquilini morosi che pur potendo pagare non lo avevano mai fatto, due per mancata stabile occupazione (i bollettini venivano pagati ma l’alloggio era vuoto) ed il quinto stamani”. Un caso anomalo che, secondo l’assessore, se non fosse stato risolto avrebbe minato anche la credibilità dell’amministrazione: “Se avessimo tollerato un caso esemplare come quello di via Fantozzi – conclude Cecchi – non avremmo più avuto la faccia per andare a chiedere l’affitto a tutti gli altri 800 nuclei familiari che vivono nelle case popolari di Pontedera. Ecco, piuttosto che subire una ingiustizia simile mi sarei dimesso io!”.

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